Caro Vito... Michael Dogali replica alle dichiarazioni del segretario PD Plantone
In riferimento a quanto dichiarato dal segretario del PD Noci Vito Plantone sul rapporto SVIMEZ (stato dell'economia del Mezzogiorno e invito ai giovani a "tornare a casa" per affrontare il loro domani lavorativo), pubblichiamo la replica del nostro concittadino, residente in Olanda, Michael Dogali.
La nostra redazione, al fine di non voler essere al centro di un "botta e risposta", non procederà alla pubblicazione di ulteriori repliche.
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Caro Vito,
Ti scrivo perché, leggendo la tua nota sul rapporto SVIMEZ e su chi sceglie di cercare fortuna/lavoro andando via dal Mezzogiorno, mi sono sentito tirato in ballo (dato che sono più di 20 anni che sono errante, e attualmente vivo a Utrecht, Olanda). Innanzi tutto, voglio dirti che la nota da te scritta offende l’intelligenza di chi ha deciso di emigrare, sia dei loro genitori. Credi che i genitori prendano certe decisioni alla leggera? Non credi che anche loro abbiano una visione della realtà sociale, politica ed economica del nostro territorio?
I genitori che oltre a fare sacrifici economici per mandare i figli a studiare (e lavorare) lontani da casa, fanno anche uno sforzo cardiaco enorme nel suggerire ai propri figli di allontanarsi dagli affetti per perseguire una vita migliore, come hai anche detto tu. Questi possono consigliare, ma sono i figli (ormai maggiorenni) che devono capire cosa fare della loro vita, facendo proprie considerazioni e sforzandosi di pensare e capire meglio dove si trovano e cosa vogliono fare da grandi, prendendosi le loro responsabilità. I genitori, al contempo, sono anche guide ed educatori, entrambi i ruoli comportano responsabilità di informazione, ed è loro il compito di informarsi e documentarsi bene prima di dare consigli su argomenti, che non conoscono bene (come per esempio studiare e lavorare lontani da casa), non solo basarsi su esperienze di amici o sentito dire dal politico di turno. Avere il coraggio di lasciar vivere i propri figli liberi di vivere non solo come cittadini Pugliesi ma soprattutto come cittadini del mondo. Far capire ai giovani che il mondo è da esplorare, vivere e capire ed è fondamentale se si vuole avere una visione d’insieme e goderne dei vantaggi non solo d’intelletto.
Oggi giorno possiamo, letteralmente, scegliere di vivere ovunque nel mondo, scegliendo la società e l’economia che più è in sintonia con nostro modo di vivere ed essere, a poche ore di distanza da casa dei nostri cari. Attenzione… Io non rigetto gli affetti, anzi, questi sono sempre cari, li risiedono le nostre radici… Ma le piante devono crescere e non fermarsi alle radici. Una parte di noi sarà sempre radicata nel Mezzogiorno, non importa dove saremo, ma c’è un fusto e delle fronde che hanno bisogno di crescere, lo possono fare solo con il sostegno delle radici e solo puntando verso il cielo. Quando le radici sono deboli la pianta non cresce ed è più fragile. Questo per dirti che dovremmo esortare i giovani a fare quello che si sentono di fare con coscienza critica, dare loro il buon esempio e non aumentarne i dubbi e le paure con false speranze.
Inoltre, scusami Vito, ma il rapporto SVIMEZ dice tante altre cose, a parte i dati sull’emigrazione da te riportati. L’analisi parziale e strumentalizzata del rapporto SVIMEZ al fine di convalidare la tua esortazione “Tornate a casa!!”, l’ho trovata infantile. Di seguito un breve riepilogo secondo la mia di lettura del rapporto SVIMEZ 2018, il quale non solo non lascia spazio ad ottimismo, ma è la prova che il Mezzogiorno è in declino costante da più di 20 anni. Per me questa è la riprova che, al di là del sistema Nazionale, è soprattutto il sistema Mezzogiorno che non ha risorse e mezzi propri per risorgere, e parlo soprattutto di intelligenze. L’incompetenza delle Regioni e dei Comuni è stata ed è complice insieme alle incompetenze Nazionali di questo costante declino del Mezzogiorno negli ultimi decenni. Bisogna che ognuno si prenda le sue responsabilità. Cito una parte l’introduzione del rapporto: “Le dinamiche demografiche con i rilevanti fenomeni migratori, la crescita delle diseguaglianze interne e il conseguente ampliamento delle aree di povertà, i divari nell’offerta di servizi, insieme alle trasformazioni del sistema formativo ed universitario, sono temi che hanno assunto nel corso degli anni una maggiore centralità nelle analisi della SVIMEZ, sia nello sforzo di quantificazione di tali fenomeni sia nello studio delle profonde interrelazioni con la dinamica e le prospettive di sviluppo dell’area.”
Il rapporto SVIMEZ ha evidenziato come la questione demografica incida sull’economia del Mezzogiorno. Io aggiungo che vale anche il contrario, cioè' che l'economia del Mezzogiorno incide sulla questione demografica a sua volta. Detto questo la questione demografica non può solo essere associata ai giovani che vanno in cerca di condizioni migliori emigrando, ma quando si parla di demografia si intende: "Lo studio quantitativo, fondato sull'indagine statistica, dei fenomeni concernenti la popolazione considerata sia nei caratteri che presenta in un determinato momento, sia nelle variazioni che intervengono in conseguenza delle nascite e delle morti."
Sempre citando dal rapporto SVIMEZ 2018, relativamente al Mezzogiorno: “La dinamica della popolazione: più morti che nati, meno giovani, meno Sud”. Per cui se vuoi meglio analizzare il rapporto SVIMEZ ti conviene tirare in ballo anche la riduzione delle nascite, l'allungamento della vita e l’immigrazione oltre che l’emigrazione. Tutti fattori concorrenti nella distribuzione demografica e con conseguenti effetti economici sul nostro territorio. Dovresti aggiungere al “Tornate a casa!!!”.. anche “Amatevi/Figliate di più!” e “Se potete morite prima!”: cosi sarebbe stato già un po’ più coerente con il rapporto menzionato, seguendo la tua logica. Io, invece, preferisco un riassunto leggermente più ampio ed esplicativo, da cui far emergere punti di riflessioni più complessi.
Il rapporto SVIMEZ 2018 si divide in tre parti: PARTE PRIMA - IL MEZZOGIORNO NELL’ETÀ DELL’INCERTEZZA. Riporto i titoli di alcuni paragrafi (relativo a questa Prima parte) solo per rendere l’idea della tendenza generale del rapporto in questione: “1.2 - La ripresa degli investimenti privati al Sud ma manca il contributo della spesa pubblica” (unico concetto menzionato nella tua nota); “2.1 - Continua la ripresa del mercato del lavoro meridionale ma emergono segnali preoccupanti sul piano della qualità dell’occupazione”; “2.2 - La frattura generazionale del mercato del lavoro “; “2.3 - Il tasso di disoccupazione ufficiale è quello reale?”
(Ref. SVIMEZ 2018 - 2.3 - Pag. 13) “Con riferimento al tasso di disoccupazione, dobbiamo rimarcare che la definizione ufficiale di disoccupazione sottostima la dimensione di coloro che trovano difficoltà ad entrare e/o a permanere nel mercato del lavoro specialmente al Sud. Va infatti considerato che a fronte di circa 1,5 milioni di disoccupati ci sono nel Mezzogiorno circa 1,8 milioni di persone in età da lavoro che pur non essendo contabilizzati tra i disoccupati “dichiarano di cercare lavoro non attivamente” o “non lo cercano ma sono disponibili a lavorare”. Si tratta di un fenomeno presente, sia pur con minore intensità, anche nel Centro-Nord (dove i disoccupati nascosti sono circa 1,2 milioni) e che rappresenta un unicum nel panorama europeo, dove tale fenomeno pesa meno di un terzo che in Italia.” I titoli di questi paragrafi non sono incoraggianti, come non lo è il passaggio sopra citato. Ogni punto lascia enormi spazi riflessione poco ottimisti. Cosa fa il Comune di Noci o la Regione Puglia per affrontare la situazione dei disoccupati nascosti? Forse prima di gridare aiuto e/o fare esortazioni come “Tornate a casa!!”, dovremmo riflettere su come recuperare questi 1,8 Milioni di disoccupati nascosti e farci aiutare da loro che sono già sul posto… Che senso ha importare i disoccupati quando li hai vicino casa? Il quesito principale da porsi, per me, è: Come si è potuto arrivare ad una situazione del genere, quali le concause socio/politiche? A me rattrista molto leggere questi dati, ma erano tristi già quelli di 20 anni fa’, per cui è solo merito nostro se le cose sono quello che sono oggi, prendiamone coscienza.
PARTE SECONDA - DISUGUAGLIANZE E CITTADINANZA “LIMITATA”
Riporto i titoli di alcuni paragrafi (relativo a questa Seconda parte) solo per rendere l’idea della tendenza generale del rapporto in questione: “4.1. La povertà cresce anche nella ripresa economica”; “4.2. Le politiche di contrasto alla povertà: dal ReI al Reddito di Cittadinanza”; “5.1. Un generale divario amministrativo, a svantaggio del Sud”; “5.2. La convergenza interrotta nella scolarizzazione al Sud e i divari di competenze”
“Pesa, inoltre, sui risultati in termini di apprendimento del Sud il contesto economico-sociale e territoriale. Il ritardo generale di quest’area − il più alto tasso di disoccupazione, la più elevata diffusione di condizioni di povertà ed esclusione sociale, la minore istruzione delle famiglie di provenienza e soprattutto la mancanza di servizi pubblici efficienti − rende il compito della scuola chiaramente più difficile che in altre parti del Paese. Tutti questi fattori incidono sui redditi e sul grado di istruzione delle famiglie, che a loro volta influenzano le scelte dei percorsi scolastici e gli apprendimenti A questi fattori si aggiunge − e in parte ne dipende − uno stato peggiore delle infrastrutture scolastiche del Sud. La scuola, in altri termini, non sembra in grado di colmare pienamente le lacune di chi proviene da situazioni più svantaggiate.” L’istruzione Vito, l’istruzione… Per diversi motivi la qualità della scuola è scesa, già da una posizione poco prestigiosa di qualche decennio fa, nel Mezzogiorno (a Noci soprattutto). I cervelli sono la materia prima. Cosa bisogna fare per farli crescere? Vi fate queste domande voi politici? Quello che offre il Mezzogiorno in qualità di stimoli e benefici non bilancia gli stimoli ed i benefici che si trovano nel nord Italia ed ancor più nel nord Europa.
“5.3. Il peso dell’emigrazione universitaria e la necessità di un circuito virtuoso della formazione”
“In precedenza, abbiamo sottolineato la persistenza di un consistente flusso migratorio dalle regioni meridionali verso il Centro-Nord e/o l’estero, che trova motivazione nella cronica debolezza della domanda di lavoro meridionale. All’interno di un trend, che, come sottolineato dalla SVIMEZ nei suoi Rapporti sin dal 2010, si caratterizza per una rilevante crescita della cosiddetta migrazione intellettuale, se ne è affiancato un altro consistente nel trasferimento di un numero crescente di giovani meridionali che vanno a studiare in Università localizzate nelle regioni centrosettentrionali. Si tratta in sostanza della decisione di anticipare la decisione migratoria già al momento della scelta universitaria, con l’obiettivo di avvicinarsi a mercati del lavoro che vengono ritenuti maggiormente in grado di assorbire capitale umano ad alta formazione.”
Come ti dicevo Vito, parecchia gente, che non ha le fette di prosciutto su gli occhi, si prende le sue responsabilità e fa’ le scelte più giuste per sé, basandosi sulla propria esperienza personale (la quale deve essere pessima se un giovane trova il coraggio di scappare dagli affetti, da una terra cosi bella, dove profumi e sapori mandano in visibilio il mondo intero). Di questo dobbiamo ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a governare il Mezzogiorno negli (almeno) ultimi 30 anni, e tutti coloro che sono andati a votare questi campioni (noi cittadini).
PARTE TERZA - IL SUD AL CENTRO DI UN PROGETTO DI SVILUPPO
6.2. Verso un “federalismo differenziato”?; 7.1. La ripresa dell’industria meridionale e i vincoli strutturali
“Può sembrare scontato affermare che la ripresa economica del Mezzogiorno è indissolubilmente legata al consolidamento del suo tessuto industriale, e manifatturiero in particolare. Eppure è proprio con riferimento al Mezzogiorno che, anche per effetto di errori del passato, hanno fatto maggior breccia posizioni anti-industriali, cercando scorciatoie nella difficile via dello sviluppo, ipotizzando un modello passatista basato su agricoltura e turismo. Una sorta di economia del villaggio che si contrapponeva alle difficili sfide derivanti dai processi competitivi indotti dalla globalizzazione.”
7.2. Gli strumenti di politica industriale: Industria 4.0, le ZES
7.3. Il persistente problema dell’accesso al credito nel Mezzogiorno
8.1. La solitudine della politica di coesione europea
8.2. I gravi ritardi e i limiti nell’attuazione
Direi che questi paragrafi si commentano da soli. Inoltre ho trovato importante inserire 2 riferimenti all’Appendice Statistica del rapporto SVIMEZ 2018, interessanti per avere maggiori spunti di riflessione riguardo la questione delle nascite nel Mezzogiorno e del binomio occupazione / povertà:
- I dati riportati nella tabella in Fig.3.2 (ref. Rapporto SVIMEZ 2018) compara i dati relativi alle nascite di due annate specifiche: il 1998 ed il 2017.
- Tra le altre cose la tabella mette in evidenza che in quasi 20 anni il numero delle nascite è diminuito di più del 25% nel Mezzogiorno.
- Ed evidenzia anche i nativi con almeno un genitore straniero sono aumentati del 700% in quasi 20 anni, nel Mezzogiorno.
Normalmente la presenza di immigrati dovrebbe, dal punto di vista puramente statistico, contribuire alla crescita del numero delle nascite, in questo caso nonostante gli stranieri contribuiscano in maniera crescente i dati relativi al numero di nascite è calante. Da ciò si evince che il dato della diminuzione delle nascite da persone autoctone è sensibilmente superiore al 25%. Che succede? Perché facciamo meno figli? I miei nonni mi hanno insegnato che con un piccolissimo sforzo dove mangiano 3 bocche possono mangiare anche 4 bocche. Per cui il problema non è prettamente economico. Qualcosa è cambiato nella nostra società? Perché i cosiddetti giovani, i quali diminuiscono sempre più, tardano nel concepire figli e nel formare famiglie? Se si guarda la tendenza delle nascite nel Mezzogiorno negli ultimi 50 anni, il dato che emerge è ancora più evidente, la tendenza lascia immaginare un futuro con sempre meno figli, e sempre meno svelti. Cosa fanno gli adulti nel Mezzogiorno, che hanno i mezzi per informare (e formare) i giovani, come: insegnati, genitori, politici, associazioni? Dovremmo discutere caso per caso, ma questa nota è già lunga di per sé, comunque la tendenza generale è sempre e solo in discesa rispetto a criteri come: la coscienza critica del presente e la capacita di saper, poter ed in qualche caso, anche voler gestire la situazione.
- I dati riportati nel grafico in Fig.4.1 (ref. Rapporto SVIMEZ) dice che dal 2006 al 2017 le persone povere nel Mezzogiorno sono aumentate.
Perché succede? Solo per via degli immigrati che arrivavano sulle nostre coste e si integravano nel tessuto sociale aumentandone la statistica di povertà? O ci sono circostanze concorrenti riguardanti l’economia nel Mezzogiorno, come anche l’occupazione?
- La linea tratteggiata dei dati riportati nel grafico in Fig.4.1 dice che dal 2006 al 2017 gli occupati nel Mezzogiorno sono calati drasticamente fino al 2014 e che da allora c’è stata una ripresa che però non ha corrisposto un calo delle persone povere.
Che succede? Si lavora e non si guadagna abbastanza? Teniamo presente che i dati fotografano la situazione negli ultimi 11/12 anni, e che 11/12 anni fa già ci lamentavamo delle le cose andavano male e peggiorando (come anche 20 e 30 anni fa’). Sono questi gli interrogativi che devono far scaturire la necessita negli adulti, i quali anno i mezzi per informare (e formare) i giovani (insegnati, famiglie, politici, associazioni), di stimolare le loro menti ad un confronto costruttivo teso a capire e risolvere certi problemi. Nella “società” del Mezzogiorno mi sembra che nessuno stia affrontando il problema nella sua interezza e cercando per lo meno di creare i presupposti per cui un giorno questi interrogativi possano essere affrontati seriamente. A livello nazionale c’è ancora più ignoranza (nel senso che ci ignorano), ma come biasimarli? Noi per primi facciamo finta di niente ed aspettiamo gli aiuti dall’alto.
Il rapporto SVIMEZ parla anche di scolarizzazione: “(rif. 5.2.) In particolare, emerge con riferimento alle regioni meridionali una marcata divaricazione dei dati tra partecipazione all’istruzione secondaria e tassi di scolarizzazione”; “(rif. 5.2.) Questo vuol dire che ancora troppi ragazzi meridionali pur accedendo alle scuole superiori non completano il ciclo di studi, testimonianza di un rilevante e persistente tasso di abbandono scolastico. “ Seguendo queste 2 citazioni, per me non è tanto il problema dell’emigrazione (oggi spesso accostato al fenomeno dei “cervelli in fuga”), ma di chi rimane e non si adopera a migliorare (fenomeno dei “cervelli che galleggiano”) che a quanto sembra ha un tasso di crescita costante negli anni. Forse il problema non è aspettare aiuti a livello nazionale, come suggerisci tu Vito (ed in parte lo SVIMEZ), ma prendere coscienza e darsi già da fare a livello “famigliare”, “comunale” e “regionale” prima che Nazionale… Cosa dobbiamo aspettare per far diventare i nostri figli più diligenti ed appassionati alla cultura? Una legge fatta apposta? O siamo noi adulti a dover ispirare e spronare i giovani verso una cultura della conoscenza? Nel bene e nel male noi adulti siamo da esempio ai giovani (in quanto riferimenti), spetta a noi decidere che esempio dare.
In definitiva il rapporto SVIMEZ dice che al SUD il trend da più di un decennio è:
- più povertà
- più disuguaglianza
- più incertezza
- più disoccupati
- più disoccupati nascosti
- meno scolarizzazione
- meno opportunità di lavoro
- meno investimenti pubblici.
Per cui esortare qualcuno a “Tornare a casa!!!” (al SUD) altro non è che una emerita “supercàzzola!!!” (un nosense), almeno che tu non stia cercando missionari pieni di carità o depressi con cui affollare quei pochi ospedali rimasti. In quanto commercialista ti credevo più sensibile alle questioni economiche del SUD nella loro interezza, ma riconosco il politico che c’è in te visto la strumentalizzazione di verità parziali. Scrivere una lettera pubblica, strumentalizzando il rapporto SVIMEZ, usando il tuo ruolo politico (e di commercialista) come garante di qualità, invitando i giovani a tornare ad una casa, che (affetti a parte) offre solo superficialità, intrattenimento e desolazione politico/economica, non credo dimostri uno spiccato senso civico (attributo fondamentale per un cittadino, ancor più per un politico) da parte tua. Magari chi sta riscaldando la poltrona su in Comune potrebbe adoperarsi maggiormente per stimolare di più il cervello dei giovani otre che adoperarsi per propagande e attività di routine. Durante le scorse elezioni amministrative ho sentito più volte qualcuno dire che lavorava al Comune 16/18 ore al giorno, forse dovrebbero spiegare a queste persone che non è la quantità ma la qualità del lavoro che fa la differenza, e che i risultati non mentono se letti con coerenza e non strumentalizzati. Il solo modo in cui le ammnistrative si sono svolte è stato vergognoso, dal comportamento (diciamo, poco ortodosso) di alcuni candidati alla strategia dei riempi-lista (palesemente attuata perché è noto che le simpatie contano più delle capacita in politica locale, bell’esempio che date ai giovani!). Se queste sono le basi del presente, con che coraggio vuoi esortare al rientro sperando in un futuro migliore? Ti esorto io, invece, ad aprire gli occhi. Inoltre, tu che sei attivamente coinvolto nella politica, utilizzala per i cittadini, davvero però … non solo per concerti ed eventi spot di cultura popolare, enogastronomia e/o propaganda turistica. Evitiamo di prenderci in giro in continuazione. Cambiamo questo atteggiamento deleterio. Cresciamo.
Concludo citando te, Vito:
“Ai ragazzi, quindi, che sono in procinto di fare scelte importanti dico: “Tornate a casa!!!”. Vi sono possibilità di carriera? Si. Sarà facile? No. Ci saranno momenti di sconforto? Si. Avrete voglia talvolta di mollare tutto e andare via? Si. Vi sentirete provincia dell’impero? In alcuni momenti anche….ma potrete costruire qui la vostra esistenza, con le stesse soddisfazioni, gratificazioni, proiezioni, avendo però il coraggio di lavorare assieme ad un progetto collettivo di sviluppo e non divenendo unicamente ingranaggio di meccanismi ormai oleati.” Quando parli di “meccanismi ormai oleati” fai attenzione che il Sud è sommerso da questi meccanismi, anzi sono proprio questi che bisognerebbe sgrassare… non fanno che slittare da decenni, sempre leggendo i dati. Comunque hai ragione Vito, staccarsi dal nido non è mai facile (guai se non ci fossero lacrime), ma necessario se si vuole spiccare il volo, tanti non c’è la fanno e rimangono, o tornano al nido dopo poco. Tu stesso saresti un’altra persona se fossi sempre rimasto in Puglia. Hai detto che bisogna andare cauti nel consigliare le persone su decisioni cosi importanti, non mi sembra che sia stato cauto pubblicando la tua nota.
Un caro saluto dall’Olanda
Michael Dogali